Lamy (ex Wto): « sanzioni senza precedenti, commisurate ad aggressione Mosca »

Per l’ex direttore generale del Wto ed ex Commissario Ue la « Cina può recitare ruolo mediatore ma non andrà contro i suoi interessi »

Le sanzioni decise contro la Russia « sono molto forti e non esiste nessun precedente di questa portata dalla seconda guerra mondiale. Abbiamo superato uno step considerevole che è all’altezza dell’aggressione militare della Russia che non aveva precedenti dalla fine della seconda guerra mondiale ». Ad affermarlo in un’intervista all’Adnkronos è Pascal Lamy, l’ex Commissario Ue al Commercio (1999-2004) e l’ex direttore generale del Wto (2005-2013) commentando la guerra in Ucraina.

« Volendo ci sarebbe ancora qualche sanzione possibile. Abbiamo tutti osservato che Gazprombank e Sberbank sono al momento fuori dalle sanzioni legate a Swift. Il nodo intorno al collo dell’economia russa non è totalmente stretto. Continuiamo a commerciare gas e petrolio anche se le decisioni prese ad esempio delle compagnie marittime che hanno deciso di boicottare i porti russi sono senza precedenti ».

L’interruzione dei flussi del gas, osserva Lamy, « fa parte degli scenari prospettati e fanno parte delle discussioni tra gli Stati membri dell’Ue. Sicuramente una decisione di questa portata obbligherebbe ad un adeguamento molto complicato per far fronte alla situazione. Una decisione di questo tipo da parte dell’Ue non mi sembra impossibile soprattutto visto la stagione in cui siamo, alle porte della primavera. Probabilmente il presidente russo Vladimir Putin avrebbe voluto anticipare l’attacco ma non voleva farlo durante le olimpiadi ».

Nel passato, osserva, « ci sono sempre state sanzioni come è successo in Africa del Sud nel momento dell’apartheid o come quelle decise dagli Stati Uniti per Cuba ma questa volta le sanzioni sono ancora più forti anche perché ci troviamo in un’altra dimensione di violenza con questo conflitto ». Un conflitto di queste dimensioni che difficilmente era prevedibile anche perché « c’è da tenere in considerazione nel caso del presidente russo Vladimir Putin anche di un coefficiente di irrazionalità che ha impedito a molti osservatori di anticipare quello che sarebbe successo ». Al di là di quello che sosteneva l’intelligence statunitense quindici giorni prima dell’attacco, sottolinea Lamy, « non si vedevano segnali che potessero far pensare ad una situazione di questo tipo. Se guardiamo, invece, a 20-30 anni qualcuno aveva avvertito che la caduta del muro di Berlino avrebbe posto dei problemi geopolitici. Problemi che non sono arrivati nell’immediato ma che sono arrivati quarant’anni dopo. Siamo di fronte a una specie di muro di Berino al contrario ».

Nonostante quello che è successo in Georgia, in Crimea e nel Dombass, Putin « ha effettivamente voluto e ottenuto l’effetto sopresa che stava pianificando anche se non sono sicuro che in questa fase le cose stiano accadendo esattamente come le aveva pianificate« . Ora, osserva Lamy, « siamo in una situazione in cui si sta stabilendo il rapporto di forza e ognuno cerca di sfruttare i propri vantaggi: Putin cerca di strangolare con la sua potenza militare l’Ucraina mentre l’Ue con la sua forza economica cerca di strangolare l’economia russa per portare Putin al tavolo della negoziazione ».

Lamy non si bilancia sul fatto che il presidente russo possa ancora agire razionalmente per evitare una successiva escalation della situazione. « Il discorso di qualche giorno fa prima dell’attacco mi lascia dei dubbi sulla possibilità che possa avere nuovamente un ragionamento razionale. Penso comunque che se ci avvicineremo all’area dell’utilizzo dell’arma nucleare i suoi generali, anche se non ho la certezza, potrebbero essere più razionali e ragionevoli. I generali fanno calcoli estremamente razionali. Penso che i militari russi da questo punto di vista non reagiscono come oligarchi ».

La Cina, secondo Lamy, può recitare un ruolo di mediatore nella guerra in corso tra la Russia e l’Ucraina ma non lo farà contro i suoi interessi. Geopoliticamente, sottolinea, « la Cina è nelle condizioni di intervenire per spingere il presidente russo, Valdimir Putin a tornare alla ragione anche se accostare in questo momento le parole ragione e Putin sembrano una scommessa avventurosa ». Per l’ex direttore generale del Wto, « c’è una finestra aperta. Ovviamente sarebbe un po’ più aperta se non fossimo arrivati a questo tipo di rivalità acuta tra Cina e Stati Uniti. E’ possibile, infatti, che la Cina decida di concentrarsi sulla rivalità con gli Stati Uniti e viceversa ma c’è anche una possibilità che la leadership cinese intervenga in questa situazione: in una settimana abbiamo già visto cambiare la posizione diplomatica cinese anche se si è astenuta alle Nazioni Unite ».

Per la Cina, sottolinea Lamy, « c’è un’opportunità di rimodellare in modo abbastanza considerevole la mappa geopolitica mondiale che è dominata attualmente da una rivalità economica, strategica, tecnologica. ideologica tra Cina e Usa ». In ogni caso, rileva, »la posizione Usa che punta a ostracizzare la Cina penso che sia un errore strategico. Rischia di renderla ancora più pericolosa ».

« L’Unione Europea è stata unita e gli europei, cosa che capita raramente, sono stati rapidi a mettersi d’accordo » varando le sanzioni contro la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina, spiega Lamy sottolineando che « si è trattato di negoziati complicati. Se fossimo rimasti alle proposte iniziali non saremmo arrivati a dove siamo oggi ». Con il Next Generation Eu e ora con la fornitura di armi letali all’Ucraina « forse siamo a una svolta » europea.

Non è la prima volta che accade che l’Ue si dimostra unita. « E’ successo nel 2008, è avvenuto durante l’amministrazione Trump con le decisioni sul commercio. E’ successo anche con il Covid. Da dieci anni – osserva Lamy – l’Ue agisce concretamente e ideologicamente ad una serie di aggressioni e di crisi che hanno danneggiato e minacciato gli europei. Nell’Ue si sta rafforzando l’idea della necessità di proteggerci un po’ meglio. E’ quello che sta succedendo. Lo abbiamo visto con il ‘momento hamiltoniano’ del Next Generation Eu. Viviamo una serie di eventi molto importanti che ci avvicinano a quell’obiettivo di potenza europea che fa sognare qualcuno di noi », sottolinea.

La Germania negli ultimi anni spesso, osserva, è stata costretta a ‘piegare la testa’ per permettere il raggiungimento di un consenso europeo. « Nel 2008 c’è stato il ‘Whatever it takes’ che ha superato le resistenze tedesche, poi c’è stato il rafforzamento delle politiche commerciali durante l’amministrazione Usa voluto dalla Francia e infine è arrivato il Next Generation Eu che era stato da sempre un tabù tedesco. Ora la Germania ha deciso in una mattinata di raddoppiare il suo budget militare cosa che non era in programma ». Insomma per l’ex Commissario Ue « si stanno facendo progressi nell’integrazione europea. Con il Next Generation Eu e ora con la fornitura di armi letali all’Ucraina forse siamo a una svolta ».

La guerra in Ucraina, rileva ancora Lamy, « è un evento che aggiunge scompiglio in una situazione economica che era già perturbata dall’inflazione, dalle difficoltà legate all’uscita dall’emergenza covid e dalle ripercussioni sugli approvvigionamenti e la logistica. Non c’è dubbio che perderemo crescita. Eravamo su 4% dopo 5,5% l’anno scorso. Perderemo al meno un mezzo punto di crescita al quale bisognerà aggiungere gli effetti legati all’inflazione e che possono essere cumulativi. Insomma ci sarà un shock importante e saranno gli europei in prima linea ».

« La questione sul tavolo a Bruxelles è come spalmare questo shock nella sua ampiezza e nella sua geografia. Le ripercussioni saranno molto eterogenee e l’economia tedesca sarà in prima linea e non sono sicuro che sia una buona cosa lasciare la Germania da sola a gestire uno shock così forte », sottolinea Lamy ricordando come al momento della riunificazione fosse d’accordo con l’ex presidente della Commissione Ue, Jacques Delors « che aveva proposto un fondo europeo per spalmare il costo economico della riunificazione tedesca. L’ex cancelliere tedesco Helmut Kohl aveva rifiutato ma è stato un errore: abbiamo pagato tutti con i tassi di interessi e non è stato positivo per la nostra economia ».

La Germania, osserva l’ex direttore generale del Wto, « è il paese che avrà le ripercussioni più forti dalla crisi. Berlino esporta 5-6 volte di più rispetto alla Francia ». Per Lamy « non è un caso che con un’interdipendenza bassa come quella dell’economia russa al livello globale ci siamo ritrovati in questa situazione di aggressione militare all’Ucraina. Non è una coincidenza ».

Elenco su Adnkronos